Sultano ottomano. Tutta la sua vita di sovrano fu un invito alla guerra. Salito
al trono nel 1808 tentò la riorganizzazione dell'esercito regolare su
modello europeo, ma i giannizzeri di corte, dei quali tentò di fiaccare
la potenza, gli scatenarono una rivolta che egli represse facendo trucidare il
fratello Mustafà IV e tutta la sua famiglia. Nel 1812 concluse un
trattato con i Russi che avevano occupato la Bessarabia, la Valacchia e la
Moldavia cedendo loro soltanto la Bessarabia. Nel 1814 tenne testa alla rivolta
dei Serbi sui Balcani e affrontò le pretese indipendentistiche del noto
pascià Giannina Ali Tebelen e di altri. Nel 1820 dovette affrontare la
sollevazione generale nel Peloponneso e chiedere aiuto al pascià d'Egitto
Muhammad Ali, il quale gli inviò forze di terra e di mare con il figlio
Ibrahim. La guerra durò ben sei anni e nel 1826 con la resa di Missolungi
si poteva pensare che i Greci ribelli fossero stati debellati, ma la coalizione
anglo-franco-russa mediò in favore di questi ultimi. Ibrahim
rifiutò di cessare le ostilità e la flotta turca venne annientata
a Navarino da quella alleata, così il califfo fu costretto a firmare la
pace di Adrianopoli nel 1829 e riconoscere l'indipendenza greca. Nel 1826
M. sterminò quasi completamente i giannizzeri ammutinati: per di
più, non avendo ottemperato alle promesse di cedere al pascià
d'Egitto il governo della Siria, anche questi gli si sollevò contro
sconfiggendolo nel 1832 a Konya e occupando la Siria. Allora
M.
chiamò istruttori tedeschi per riassestare l'esercito e dichiarare guerra
alla Siria che nel frattempo si era ribellata alla aura amministrazione di
Ibrahim, ma ancora una volta gli toccò la sconfitta nella decisiva
battaglia di Nizib nel 1839.
M. non conobbe il disastro per il
sopravvenuto decesso, mentre il suo ammiraglio disertò per riparare ad
Alessandria d'Egitto (Costantinopoli 1785-1839).